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Ne deriverà, in base a ciò, l’applicazione degli istituti (ad es., della continuazione, prescritti dalla L. 689/81 per le multe e le sanzioni amministrative).
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Premessa per la sussistenza della responsabilità penale ex art. 677, c. 3, c.p., è quindi l’ipotesi che dall’evento “…provenga pericolo per i soggetti…”; adesso, questa ipotesi possiede già carattere di circostanza obiettiva di punibilità, elemento molto discusso all’interno del nostro ordinamento penale, proprio per la loro accusa a prescindere, in evidente contrapposizione con quanto previsto dai criteri generici in ambito di accusa dell’evento, da un reale coefficiente di previsione ed evitabilità rispetto a colui che agisce.
Quale che ne sia il carattere, suddetta ipotesi, in cui si evidenzia tutta la posizione di tipo illuministico, assegnata dalla normativa dell’ordinamento penale al supremo valore dell’integrità dell’individuo rispetto ai possibili danneggiamenti causati alle cose, deve per forza essere presente per poter necessariamente determinare rispetto a colui che agisce una responsabilità penale.
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Si tratta, inoltre, di responsabilità penale sussistente, in quanto l’ambito edittale di cui all’art. 677, c.3, c.p. prescrive la condanna alternativa dell’arresto o della sanzione, presentando del tutto fondamentale per chi è soggetto alla stessa prescrizione, la scelta del processo (o pre-processuale) di riferirsi all’oblazione ex art. 162 bis c.p., con consequenziale risultato estintivo del reato e di qualsiasi effetto penale, senza pregiudicare l’utilità della sospensione condizionale.
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Si evidenzi, poi, che nella circostanza di illecito soggetto alla condanna alternativa dell’arresto o della sanzione, l’assegnazione dell’oblazione (che, nel caso di cui all’art. 162 bis c.p. l’autorità può ben sottomettere all’annullamento delle conseguenze dannose o tuttavia al ristoro degli effetti civili del reato) non si determina, contrariamente al caso dell’art. 162 c.p., come diritto del soggetto imputato, ma come un organo semi-premiale che prevede la soddisfazione di specifiche circostanze, ossia dunque, la riparazione degli effetti civili del reato.
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Si è pure sottolineato che la responsabilità ex art. 677 c.p. deriva obbligatoriamente da un ruolo di garanzia, che trova fondamento nella qualifica di possessore dell’immobile o nell’obbligazione contrattuale di gestire il medesimo immobile.
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Quindi, se è presente una sola delle suddette premesse di sussistenza della responsabilità ex art. 677 c.p., senza problema; ma a chi attribuire la responsabilità penale in ipotesi di sussistenza di ambedue le qualità soggettive, ossia in uno stabile in cui, oltre al possessore dell’immobile che minaccia rovina, vi sia un amministratore designato?
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Dunque, la dottrina giurisprudenziale cerca di risolvere il problema in merito alla sussistenza del contratto in essere tra il possessore e l’amministratore, ossia trasferendo su quest’ultimo che si presume munito di più ampie abilità tecniche rispetto al primo, il rischio della amministrazione e la seguente responsabilità:
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sarà, quindi, in tale circostanza, il solo amministratore condominiale ad avere responsabilità penale (ad esclusione anche di un concorso ex art. 110 c.p.) del reato di pericolo configurato dall’art. 677 c.p. (4).
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Allo stesso modo, la responsabilità ex art. 677 c.p. potrà presentarsi solo in seno al proprietario dell’immobile, senza poter per niente evidenziare gli scopi della responsabilità penale, la qualità di conduttore , pure se alla stessa sia insito un dovere di regolare conservazione dell’immobile occupato; adesso, questa posizione, tuttavia, non è del tutto considerata nella dottrina giurisprudenziale, principalmente nelle più recenti sentenze che, evidenziando proprio il dovere di occuparsi della regolare conservazione dell’inquilino prevedono un obbligo di quest’ultimo di parteciparvi pure in circostanze di interventi urgenti e straordinarie, andando oltre quello che si potrebbe considerare, non può essere accettato in quanto palesemente conflittuale con il senso letterale dell’art. 677 c.p. che esplicita soltanto il possessore tra gli agenti, con il criterio di tassatività della tipologia incriminatrice e con il generico divieto di analogia in malam partem, a spingere pure il conduttore nell’ambito, per lui non naturale, del concorso ex art. 110 c.p. nella sanzione di cui all’art. 677 c.p. (6 ).
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Infine, si devono considerare le relazioni tra la tipologia di cui all’art. 677 c.p. e quella di cui all’art. 650 c.p.