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Alla riproduzione del verbale convalidato di consenso dopo mediazione il Pubblico Conservatore di competenza prosegue categoricamente e obbligatoriamente ogni volta che un pubblico ufficiale autentifichi, sul verbale medesimo e senza bisogno di altri provvedimenti, le sottoscrizioni dei concorrenti conciliatisi ex articolo 11 comma terzo del decreto legislativo; agli scopi dell’adempimento alla presente norma sono da ritenersi pubblici ufficiali legittimati, senza alcun obbligo di territorio in rapporto alle parti dell’iter di mediazione e senza che la seguente lista abbia natura esauriente: i notai, i segretari del comune, i cancellieri giudiziari di grado pari o maggiore di C1, i consiglieri comunali o provinciali o delle regioni, i sindaci, i presidenti di Giunta Provinciale, i presidenti di Giunta Regionale.

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La convalida del verbale approvato di consenso dopo mediazione è esentata da qualsiasi tributo e imposizione. Articolo 7 sistema fiscale della conciliazione Le norme del comma quinto dell’art. 17 del decreto legislativo 28/2010 si attuano in rapporto ai casi di conciliazione necessaria in base all’art. 2 di tale decreto.

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Articolo 8 Gratuita difesa nella conciliazione. Se la conciliazione e' requisito di proseguibilità della richiesta ai sensi dell'articolo 2 di tale decreto, all'ente di conciliazione non e' data nessuna retribuzione dalla parte che é nello stato per il riconoscimento alla difesa pagata dallo Stato, in base all'articolo 76 del testo unico delle norme legislative e di regolamento in tema di costi di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 30 maggio 2002, n. 115.

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A questo scopo la parte deve consegnare all’ente comunicazione ad hoc in sostituzione dell’atto di notorietà, la cui firma può essere convalidata dallo stesso conciliatore, nonché a generare, a pena di non ammissibilità, se l'ente medesimo lo stabilisce, i documenti utili a dimostrare la verità di quanto affermato.

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Articolo 9 abolizione dell’art. 322 del Codice di Procedura Civile L’art. 322 del Codice di Procedura Civile è abolito.

Articolo 10 indipendenza e non fungibilità dell’iter di conciliazione. L’iter di conciliazione, per come indicato dal decreto legislativo 28/2010, è differente dagli iter di cui all’art. 320 e all’art. 185 del Codice di Procedura Civile e non può essere surrogato dagli stessi.

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A differenza dei dipendenti del comune, non si conosce l'esistenza di una disposizione interna alla normativa dei comuni per cui i dirigenti siano esonerati dal pagamento di costi di processo o debbano avere l’indennizzo come si evince dal verdetto del 2007 della V sezione del Consiglio di Stato, riguardanti possibili verdetti penali a loro carico i cui capi di accusa siano obiettivamente connessi alle funzioni svolte sempre che si siano conclusi con il proscioglimento con formula piena per tutti i casi di illecito nonché l'annullamento per avvenuto annullamento di uno solo.

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A questo proposito la giurisprudenza prevalente, riferendosi al verdetto n. 53671/2004 della VI sezione del Consiglio di Stato e in riferimento all'art. 28 del Ccnl dei subordinati degli Enti locali del 14 settembre 2000, ha considerato “adottabile in modo retroattivo ed anche in modo estensivo ai dirigenti e non soltanto ai funzionari pubblici” , soltanto “agli iter giurisdizionali, senza che questo estrometta tuttavia l’indennizzabilità dei costi spesi in sede di inchiesta penale, potendosi fare appello alla azione di immotivato guadagno” .

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Essendo l'ampliamento legittimato dalla condizione specifica di pubblici ufficiali che hanno i funzionari in questione “hanno diritto all’indennizzo dei costi legali il dipendente e dunque il dirigente locale, giudicati penalmente per azioni o atti collegati in modo diretto allo svolgimento delle funzioni e all'osservanza dei doveri d'ufficio, sempre che il giudizio non sia terminato con verdetto di punizione e non sussista conflitto di interessi con l'ente amministrativo cui si appartiene” evidenzia il verdetto n. 3946/2001 della V sezione del Consiglio di Stato.

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Ugualmente altri giuristi si sono rifatti al verdetto n. 2242/2000 della V sezione del Consiglio di Stato, che non ha ammesso, a priori, la risarcibilità dei costi legali nel caso in cui il processo penale si annullasse per prescrizione.

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Vista l'anormalità del risarcimento è “ conditio sine qua non” che i costi “de quo” siano concretamente stati spesi a causa e non in forza del compito svolto e in mancanza di responsabilità di natura dolosa e colposa della persona coinvolta; ci si è, dunque, appellati alla figura dell' ”analogia iuris” di cui al 2° co. dell'art. 1720 c.c. in base a cui “il responsabile deve poi indennizzare le lesioni che l’esecutore ha avuto a causa della funzione” .

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