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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: dati gli articoli 76 e 87 della Costituzione; considerata l’eccezionale esigenza e emergenza di diffondere altri provvedimenti per agevolare la veloce soluzione delle contese civili e commerciali tra soggetti privati, adottare politiche di sostegno alla benevola combinazione delle controversie tra privati nonché tra privati ed enti di Pubblica Amministrazione in tema di contese su diritti fruibili;

valutato il forte nesso tra l’esigenza e l’emergenza di disporre i provvedimento suddetti e la possibilità di attirare investimenti, anche stranieri, tesi al profitto di tipo economico e culturale e sociale dello Stato, in forza della reale visione della veloce gestione della Giustizia; data la decisione del Consiglio dei Ministri, applicata nell’assemblea del…;

Su richiesta del Ministro della Giustizia; Art. 1 Definizioni 1. Rispetto ai termini di cui al presente provvedimento, si attua per intero l’art. 1 del decreto legislativo 04 marzo 2010 n. 28.

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Art. 2 perentorietà della intercessione tesa alla composizione delle contese civili e commerciali 1. Chi vuole eseguire in giudizio un intervento connesso a una contesa in tema di condominio, diritti effettivi, suddivisione, eredità, accordi familiari, affitto, trasporto, concessione, mandato, comodato, locazione di imprese, vendita, accordo preventivo, usucapione di proprietà immobili e mobili nonché insieme di mobili, rimborso delle lesioni connesse al traffico di auto e navi, da colpevolezza professionale in genere e da oltraggio tramite stampa o con altro strumento pubblicitario, accordi di assicurazione, banche e finanza, e' obbligato prima a attivare l’iter di intermediazione in base al decreto legislativo 04 marzo 2010 n. 28.

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La prova dell’iter di intercessione e' requisito di proseguibilità della richiesta giudiziale. La non procedibilità può essere contestata dal radunato o dal Pubblico Ministero, a pena di decadimento, o dedotta d'ufficio dal magistrato, fino al dibattimento di determinazione delle risoluzioni del giudizio di primo grado.

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Il magistrato, se deduce che l’intercessione e' già cominciata, ma non è finita, stabilisce la seguente udienza dopo che sono trascorsi almeno quattro mesi senza poter valutare fattori istruttori già ottenuti, che diventano inservibili e la cui istanza di riconoscimento deve essere di nuovo elaborata indi delibata.

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Alla stessa maniera agisce se l’intercessione non e' stata attivata, conferendo nello stesso iter alle parti un periodo di quindici giorni per la consegna della richiesta di intercessione, scaduto il quale la funzione giurisdizionale si annulla senza poter essere di nuovo riattivata.

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Tale comma non si attua per le funzioni indicate dagli articoli 37, 140 e 140-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e seguenti modifiche. 2. Fermo restando quanto indicato dal comma 1 e eccetto quanto previsto dai commi 3 e 4, il magistrato, anche in sede di giudizio di ricorso, esaminata la tipologia della causa, lo status dell'istruttoria e la condotta delle parti, puo' chiamare le stesse a proseguire alla conciliazione.

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La chiamata deve essere indirizzata alle parti prima del dibattimento di determinazione delle risoluzioni o, se questo dibattimento non è indicato, prima del dibattito della causa.

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Se le parti accettano la chiamata, il magistrato determina la seguente udienza dopo la fine del periodo di cui al comma primo e, se la conciliazione non e' gia' stata intrapresa, conferisce contestualmente alle parti il periodo di quindici giorni per la consegna della richiesta di composizione, scaduto il quale la funzione giurisdizionale si annulla senza poter essere di nuovo ripresentata.

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L’esecuzione della composizione non impedisce comunque il conferimento degli atti di urgenza e cautela, né la riproduzione della richiesta giudiziale. 4. I commi 1 e 2 non si attuano: a) negli iter per prescrizione, compresa la contestazione, fino alla decisione sulle richieste di conferimento e cessazione della temporanea attuazione; b) negli iter per conferma di permesso o disdetta, fino al cambiamento del rito di cui all'articolo 667 del codice di procedura civile; c) negli iter di possesso, fino alla sentenza delle misure di cui all'articolo 703, terzo comma, del codice di procedura civile; d) negli iter di contestazione o secondari di conoscenza connessi all’attuazione obbligatoria; e) negli iter in camera di consiglio; f) nella funzione civile svolta nel procedimento penale.

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Fermo restando quanto indicato dal comma 1 ed eccetto quanto previsto dai commi 3 e 4, se l’accordo, lo statuto o l'atto di costituzione dell'organo presumono una postilla di composizione o compromesso e la prova non è eseguita, il magistrato o l'arbitro, su irregolarità di parte, avanzata nella prima difesa, conferisce alle parti il periodo di quindici giorni per la consegna della richiesta di conciliazione e stabilisce la seguente udienza dopo la fine del periodo di cui al comma primo.

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Alla stessa maniera il magistrato o l'arbitro stabilisce il seguente dibattimento se la conciliazione o la prova di pacificazione sono cominciate, ma non terminate. La richiesta e' mostrata dinanzi all'ente stabilito dalla clausola, se registrato nell’elenco, o, in assenza, dinanzi ad un altro ente registrato, ferma restando l’osservanza del principio di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28/2010. Comunque, le parti possono fissare, dopo l’accordo o lo statuto o l'atto di costituzione, l'identificazione di un differente ente registrato.

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