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LA CONSUMAZIONE, IL TENTATIVO, LA DESISTENZA ED IL RECESSO ATTIVO. Premettendo che il reato viene consumato quando raggiro, errore, profitto e danno vengono a coesistere, la punibilità di questa tipologia (ovvero del reato consumato), viene a corrispondere in maniera logica, con l’avvenuta nascita del “figlio coattivo”, in quanto prima, l’altrui danno economico ex art. 640 c.p., non si è determinato.
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Circa la conciliabilità del tentativo, questa esiste in maniera palese, come del resto per qualunque truffa; sia come esempio (tra i numerosi da poter presentare) la circostanza di una pluralità di rapporti senza protezione, che non danno alcun frutto, che vengano accertati essere stati previsti per cagionare danno grave alla vittima, per esempio che ci libera da qualsiasi possibile incertezza circa l’eventualità che il tentativo stesso possa presentarsi nella modalità della continuazione.
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Per ciò che concerne la punibilità a livello penale del tentativo, a mio parere, essa si determina nel momento in cui comincia a determinarsi una circostanza di potenziale rischio per la vittima prescelta ovvero, in quelle situazioni in cui la donna comincia a porre in essere le circostanze affinché vi possa essere la gravidanza.
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Fermo ammettendo che quella che viene presentata successivamente è una questione meramente indicativa, nella sostanza si potranno accertare due circostanze di base: A) il rapporto si verifica tra due elementi di una coppia, senza uso di contraccettivi da parte dell’uomo in quanto:
1)è la donna che usa metodi contraccettivi; 2) la donna afferma falsamente dall’inizio della relazione sentimentale di usare metodi contraccettivi; B) il rapporto si verifica senza contraccezione in circostanze occasionali.
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Nella ipotesi A al punto 1, vi sarà tentativo perseguibile nel caso in cui la donna provvederà a sospendere l’uso della contraccezione, senza avvertire il partner, al punto 2, quando comincerà a porre in essere le circostanze per cui il rapporto avvenga in maniera non protetta, condizione valida pure per il caso B.
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Per ciò che concerne le ipotesi di desistenza e di recesso attivo, bisogna menzionarli sia per semplice curiosità, sia perché il loro sussistere, non è da considerarsi una probabilità, poi così lontana:
A)si avrà desistenza in merito all’ art. 56, terzo comma, c.p. (“Se il responsabile in maniera volontaria desiste dall’atto, è soggetto solo alla condanna per le azioni commesse, nel caso in cui queste rappresentino per sé un illecito differente.”) per esempio, nel caso in cui la donna inviti l’uomo a dotarsi di un contraccettivo o blocchi il coito od ancora comunica al partner la sua fertilità, con la relativa non perseguibilità, de facto, del proprio comportamento antecedente invece B) si avrà recesso attivo in base all’ art. 56, quarto comma, c.p. (“Se in maniera intenzionale ostacola l’evento, è soggetto alla condanna prevista per il reato tentato, ridotta da un terzo alla metà.”), sia nell’ipotesi in cui la donna interrompa volontariamente la gravidanza, prima che al partner venga comunicato il suo stato, sia in quella (di scuola) di sua scelta di effettuare il parto in forma anonima, ex art. 30, comma primo, del D.p.r. 396/2000, ovviamente essendo l’uomo non informato della gravidanza.
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